il Tartufo di Calabria

La disputa Nord contro Sud è da sempre
un tema molto ricorrente in Italia.
C'è chi fa bene una cosa, chi un'altra,
c'è chi è famoso per qualcosa chi per altro.

In questa continua sfida però c'è un grande protagonista assente,
anche se forse tanto assente non è, il Tartufo di Calabria.

La varietà di suoli, di microclimi e di habitat presenti nella nostra Regione
fanno sì che si trovino qui le tipologie più pregiate di tartufo:
delle nove tipologie commerciabili, infatti,
in Calabria se ne trovano otto,
più altre due che saranno riconosciute a breve come tali.

Un patrimonio del sottosuolo quindi ricchissimo
e che deve rispondere a standard di terreno e di habitat precisi e rigidissimi.
Questi funghi ipogei
(che nascono cioè nel sottosuolo fino ad un massimo di trenta cm di profondità)
raccontano un mondo sotterraneo e ancora sconosciuto a molti calabresi.

Il cercatore di tartufi è una persona attenta e soprattutto preparata
che sa leggere il terreno e le piante che esso ospita con molta cura.

La nascita e la crescita di un tartufo, infatti,
è strettamente legata oltre che alla composizione del terreno,
che deve essere prettamente calcarea,
anche e soprattutto alle piante.
Quasi tutti gli alberi di alto fusto calabresi, tranne poche eccezioni
sono l'elemento che fa sì che la simbiosi,
necessaria allo sviluppo del tartufo, si compia.

Anche nel territorio del lametino è possibile trovare tartufi:
il versante del Monte Reventino che affaccia sulla sorgente Caronte
per esempio e` molto adatto, seppur troppo antropizzato,
a far crescere i tartufi per le sue ottime qualità calcaree.

Tutta la fascia appenninica della Regione è comunque ricca di questi funghi
ed è quindi possibile raccogliere qui le tre specie più apprezzate:
al primo posto sicuramente c'è
il famoso Bianco Pregiato sparso per tutto il territorio,
ma trovabile soltanto in piccolissime e specifiche aree,
ed è senza dubbio, il "Re dei Tartufi".

Al secondo posto
il Tartufo Nero Estivo a Forma Uncinata:
rispetto agli altri neri italiani è di gran lunga molto più aromatico
e con una massa importante e di grande pezzatura,
si trova nella zona dell'alto cosentino.

Al terzo posto troviamo
il Bianchetto, Tartufo Marzuolo
che si trova in tutto il territorio regionale
essendo il più adattabile dei tartufi:
lo si trova in terreni calcarei e sub-acidi.

Tra le tante caratteristiche del tartufo
due sono quelle che lo rendono unico e appetitoso:
la carica proteica che contiene
e soprattutto il profumo marcato e inconfondibile.

Proprio queste caratteristiche rappresentano il ciclo di vita del tartufo.
Un fungo che nasce per essere mangiato,
che per rinascere ha bisogno di essere scovato e consumato dagli animali del bosco
che rappresentano, con il loro processo digestivo,
l'anello di vita del tartufo stesso.

Anche il cane,
lo strumento essenziale per trovare i tartufi,
fa la sua parte:
scavando nel terreno e toccando il fungho fa sì
che le spore si spargano per il terreno circostante.

Il fatto è che ci sembra impossibile associare la Calabria al tartufo.

Ci viene più facile pensare che
il kiwi di cui siamo tra i primi esportatori mondiali
sia più calabrese del tartufo,
la stessa patata, per rimanere in tema "underground",
proveniente da un'altro continente
i sembra più calabrese del tartufo,
dimenticandoci che esso, nato per essere mangiato,
è sempre stato qua sotto.

Soltanto che noi calabresi, come per mille altre cose,
ci mettiamo anni per scoprire e apprezzare
i meravigliosi frutti di questa terra.

Articolo di Carmine De Fazio su Annus (Annuario del Lametino)


Tartufo Bianco di Calabria

 

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